Omaggio a Kenneth Anger, il ragazzo selvaggio del cinema underground.

Omaggio a uno dei registi più importanti del cinema underground americano, Kenneth Anger, scomparso a 96 anni.

Si ripropone uno dei primi articoli del blog Strabico dedicato a Escape Episode, uno dei film perduti del diabolico e selvaggio regista d’ avanguardia.

L’ articolo riguardava il misterioso film del 1944 di cui si sono perse le tracce nel 1967 ed è stato arricchito con una chicca, una citazione tratta da uno scambio di lettere tra Kenneth Anger e Stan Brakhage, altro pezzo da novanta del cinema underground americano.

Buona lettura.

R.I.P. Movie: Escape Episode (1944)

“It was an illusion, a tease, a fraud; it was almost as much fun as the ‘old-time religion’- without blood on the altar. But the blood would come” (1)
Kenneth Anger

Escape Episode 16mm; b/w; 1° versione: 1944, muto, 35′; 2° versione: 1946, sonoro, 27′; Kenneth Anger.

Hollywood, odi et amo. Simbolismo, erotismo, ironia, satira, violenza ed esoterismo erano gli ingredienti dei film di K. Anger, cineasta d’avanguardia che iniziò a girare film all’età di 10 anni, dopo aver partecipato come attore ad alcuni film hollywoodiani. Il filmmaker di “Fireworks” e “Scorpio Rising” girò il film a 17 anni a Hollywood e lo proiettò al Coronet Theatre di Los Angeles, luogo di riferimento per artisti e filmmaker d’avanguardia nei primi anni ’50 del secolo scorso. Il film fu proiettato a San Francisco all’ Art in Cinema Film Society presso il San Francisco Museum of Art e in questo periodo Anger iniziò a farsi un nome tra gli artisti del cinema underground. La pellicola è considerata perduta, insieme agli altri brevi film muti che precedettero “Fireworks”. Non esistono immagini o fotografie e ci sono pochissime fonti al riguardo. Una delle rare informazioni si trova in Film Culture n. 31 del 1963,  dove è lo stesso regista a fornirne la sinossi:

“Free rendering of the Andromeda myth. A crumbling, stucco-gothic sea-side monstrosity, serving as a Spiritualist Church. Imprisoned within, a girl at the mercy of a religious fanatic “dragon” awaits her deliverance by a beach-boy Peresus. Ultimately it is her defiance which snaps the chain” (2)

Essendo una libera interpretazione del mito di Andromeda, il film doveva intitolarsi inizialmente “Demigods”, poi il regista optò per Escape Episode, perché il film narrava la storia d’amore e fuga di una ragazza dalla prigionia di un castello-chiesa e dalla follia fanatica di una zia-drago chiaroveggente che si serviva di lei durante alcune sedute spiritiche. Anger riprese in mano il film  nel 1946 e lo ridusse da 35 minuti a 27. Aggiunse una colonna sonora con effetti sonori di onde, gabbiani, vento e “Il Poema dell’Estasi” (1905-1908) del musicista russo Skrjabin, compositore e pianista mistico che sperimentò nuovi linguaggi espressivi, mettendo in relazione le note musicali e i colori e progettando spettacoli multimediali che integravano fasci di luce colorata associati alle note. Escape Episode fu proiettato per l’ultima volta nel 1967 e da quel momento iniziarono le congetture. Alcuni pensano che sia stato lo stesso Anger a nasconderlo, altri che lo abbia distrutto. Scott McDonald, durante una conversazione, chiese al regista le cause della sparizione dei suoi primi film. Anger spiegò che visse per molti anni come uno zingaro, spostandosi continuamente e durante i suoi spostamenti perse molto materiale. Raccontò che depositò una scatola con alcuni dei suoi primi film all’ Anthology Film Archives di New York e quando tornò a riprenderla, la scatola era sparita. Forse qualcuno l’aveva rubata.

In un eccezionale scambio epistolare del 1970 con Stan Brakhage, Anger afferma:

“Yet all my films are not lost — survive still as reflection on water — were all lost would make more sense. Lost (not deliberately destroyed) the shadow-play Escape Episode which talismaned me out of the trap my family had wove for me. I just left it somewhere or it lifted itself into the limbo of lost films (Lilith must live there) once it had served as pass-key out.” (3)

Il mistero continuerà per sempre.

(Fonti: Cit. 1 da Hollywood-Babylon di Kenneth Anger; Cit. 2 da Film Culture n. 31 del 1963-1964; Cit. 3 dal sito Desistfilm che ha pubblicato lo scambio epistolare tra Anger e Brakhage; Visionary Film: The American Avant-Garde, 1943-2000 di P.Adams Sitney che cita Experiment in the Film di Lewis Jacobs; A Critical Cinema 5: Interviews with Independent Filmmakers di Scott McDonald.)

kenneth-anger
Kenneth Anger
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Strabiche news: maggio è UNARCHIVE Found Footage Fest, il nuovo festival romano dedicato al cinema found footage.

A Roma, dal 3 all’ 8 maggio, le immagini d’archivio si “disarchiviano” grazie alla prima edizione dell’ UnArchive Found Footage Fest, festival internazionale dedicato al found footage e al riuso artistico delle immagini.

Il neonato festival è stato ideato dal mitico Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, con la collaborazione dell’ Archivio Luce.

Il festival sarà davvero molto ricco, infatti ci saranno 23 film in concorso, si terranno proiezioni speciali, una dedicata a Werner Herzog (The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft) e un’altra a Aleksandr Sokurov (Fairytale – una fiaba), omaggi a diverse personalità internazionali, come quello dedicato a Philippe-Alain Michaud, direttore del Dipartimento di cinema sperimentale del Centre Pompidou, e quello dedicato a Louise Bourque, importante artista del found footage cinema.

Louise Bourque Self Portrait Post Mortem

Oltre alle opere di Bourque, scorrendo il programma delle proiezioni, si scovano anche opere di altri artisti che hanno fatto grande il cinema found footage, nomi del calibro di Joseph Cornell, Craig Baldwin, Ken Jacobs e Steven Woloshen.

Joseph Cornell, Larry Jordan The Children’s Party

Peter Tscherkassky Train Again

Una sezione interessante del festival sarà Unarchive Expanded dedicata a proposte di cinema che superano i confini del cinema stesso e spaziano, ad esempio, nella videoarte. Questa sezione comprende un’opera di Leonardo Carrano in Virtual Reality, Mani Materia Memoria, e, udite, udite, DECAY DANCE, una serie di cortometraggi a firma di uno degli esponenti più noti del found footage cinema, l’artista statunitense Bill Morrison.

Leonardo Carrano Mani Materia Memoria

Morrison, insieme agli artisti André Bonzel, Eve Heller, Alexander Markov, Richard Misek, Bianca Stigter, Peter Tscherkassky, Radu Jude e Firouzeh Khosrovani, sarà protagonista di una tavola rotonda moderata dai due direttori artistici del Festival, Marco Bertozzi e Alina Marazzi.

Per tutte le informazioni e per scaricare il catalogo, vi invito a visitare il sito web del Festival: https://unarchivefest.it/il-festival/

Resta solo una cosa da dire: ci vediamo a Roma!

Strabiche news: è in partenza il Ribalta Experimental Film Festival (16 – 19 marzo)

Dal 16 al 19 marzo, a Vignola e Savignano sul Panaro, si svolgerà il Ribalta Experimental Film Festival, festival emiliano dall’anima sempre più internazionale, votato al cinema alternativo e sperimentale.

Locandina REFF 2023

Nelle quattro sezioni del festival – Concorso principale, Limina, I film della giuria, Spiragli – saranno presentati 44 film provenienti da tutto il mondo.

Ci saranno ospiti internazionali (Elina Oikari, Barbara Siemaszko, Catriona Gallagher, Olof Thiel) che presenteranno i loro film e artisti con nuove opere in concorso, come Robert Cahen, Claudio Caldini, Richard Tuohy, Hiroya Sakurai e Michele Bernardi.

Molto interessante è il coinvolgimento di giovani studenti; difatti alcuni saranno giurati per le opere in concorso nella sezione Limina e la nuova sezione Spiragli sarà dedicata a opere realizzate dagli allievi della Scuola d’Arte Cinematografica Florestano Vancini (Ferrara).

Le proiezioni si terranno presso la sede del Circolo Ribalta a Vignola e al Cinema Bristol di Savignano sul Panaro.

Buon Festival!

Curiosità: la restoration screening room della The Film Foundation di Martin Scorsese

La celebre The Film Foundation di Martin Scorsese possiede una restoration screening room, una sala cinematografica on demand che dà la possibilità di godere gratuitamente di alcuni film restaurati dalla Fondazione.

Screenshot dal sito web di The Film Foundation

La programmazione è mensile e comprende i restauri di film classici e indipendenti, documentari e film muti non solo americani.

Le proiezioni sono introdotte da presentazioni in live streaming ogni secondo lunedì del mese e i film restaurati restano disponibili on-demand per 72 ore, ma attenzione, la loro visione non è accessibile in tutti i Paesi.

Anche se impossibilitati alla visione del film, vale comunque la pena visitare il sito della Fondazione perché mette a disposizione una ricca selezione di materiale e di contenuti speciali.

Per esempio, i prossimi film in programmazione sono Caught di Max Ophuls e Force of Evil di Abraham Polosnky e sul sito si può trovare una generosa raccolta di contenuti online di vario genere e tipologia.

Questo servizio ha però un difetto, quello di non fornire in anticipo all’utente le informazioni relative ai Paesi del mondo in cui il film è disponibile.

Expiring film: Aftersun

Piattaforma: MUBI

Well, well, well, Charlotte Wells, che esordio da urlo.

Si può proprio dire che “è nata una stella”!

Aftersun, opera prima della regista scozzese Charlotte Wells, sta facendo parlare di sé dopo essersi distinto a Cannes alla Semaine de la Critique e aver vinto il French Touch Prize of the Jury.

Il film è da vedere e ve lo potete godere sulla piattaforma MUBI, suo distributore ufficiale.

Screenshot dal sito MUBI

Una donna ricorda una vacanza della sua infanzia trascorsa con il giovane padre negli anni ’90 in un villaggio turistico turco.

La vacanza è raccontata sia come ricordo passato, attraverso l’uso di filmini miniDV ripresi dai due protagonisti con una videocamera amatoriale, sia come tempo “presente” e vissuto di nuovo, proponendo una ricostruzione degli anni ’90 attraverso i costumi dei personaggi, gli oggetti e la colonna sonora.

Queste due diverse declinazioni del passato e del ricordo si alternano al tempo dell’attualità della narrazione, quando la donna sta pensando al padre e alla vacanza trascorsa insieme quando lei aveva 11 anni.

Ai ricordi si aggiungono anche i pensieri della figlia, rappresentati da sequenze simboliche e stroboscopiche un poco oscure, le quali fanno intuire allo spettatore che il rapporto tra padre e figlia non era tutto rose e fiori e che il padre appariva agli occhi della figlia come una figura irrequieta, misteriosa e difficile da comprendere.

Non si vuole entrare troppo nei dettagli per non fare spoiler, però è giusto sottolineare la complessità temporale e narrativa del film perché tutti gli elementi si amalgamano talmente bene e in modo perfetto da far sembrare la storia una tipica struttura narrativa semplice e lineare, ma in realtà non lo è e tale complessità è gestita in modo sorprendente, soprattutto se si pensa che si sta guardando un’opera prima.

Nonostante in alcune sequenze le riprese sembrino restituire un ritmo lento e statico, il film è davvero scorrevole e mai noioso.

In queste sequenze, i movimenti lenti e continui della macchina da presa regalano alle scene una particolare dinamicità e determinano uno stile registico piacevole, originale e personale.

Le immagini dal vero e quelle in miniDV, le fantasie e i ricordi, i ritmi e gli stili diversi di ripresa, l’ alternanza di una visione più infantile e di una più adulta, un uso del sound design e della colonna sonora davvero interessanti in alcune sequenze, fanno di questo film un delicato e malinconico gioiellino di regia indipendente, un prodotto adatto sia ad un pubblico di nicchia, sai ad un pubblico mainstream di larghe vedute.

Last, but not least, le casting est superb e Paul Mescal e Frankie Corio sono bravissimi.

Experimental Film Festivals – 2023 Calendar

Anche quest’anno non poteva mancare il Calendario dei Festival di Cinema Sperimentale.

Come sempre, il calendario sarà aggiornato e arricchito costantemente durante l’anno.

Il file è scaricabile dalla pagina Festivals Calendar 2023, raggiungibile dal menù principale della Homepage, selezionando la voce del menù Experimental Film Festivals.

Se organizzi un festival e vuoi farlo apparire sul calendario, scrivimi (pagina Contatti).


Also this year the Calendar of Experimental Film Festivals could not be missed.

As always, the calendar will be constantly updated and enriched throughout the year.

The calendar can be downloaded from the Festivals Calendar 2023 page which can be reached from the main menu of the blog’s Homepage, by selecting the Experimental Film Festivals menu item.

If you organize a festival and you want it to be mentioned, let me know (Contact page).


Ultimo giorno di HomeMovies100 – La rivoluzione del Pathé Baby su RaiPlay

Con questo breve articolo si vuole avvisare che oggi è l’ultimo giorno per vedere su RaiPlay la selezione 𝐇𝐨𝐦𝐞𝐌𝐨𝐯𝐢𝐞𝐬𝟏𝟎𝟎 – 𝐋𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐚𝐭𝐡𝐞́ 𝐁𝐚𝐛𝐲, una serie di video, precisamente sette, che mostrano alcune raccolte di film Pathé Baby conservati dall’archivio Home Movies – Archivio Nazionale del film di famiglia, il quale festeggia il centenario del mitico formato ridotto comparso nel 1922.
Direi di approfittare di questa rara e preziosa occasione per compiere un viaggio nel patrimonio cinematografico amatoriale.

Buona visione.


Expiring film: The African desperate

Piattaforma: MUBI

Esordio alla regia di un lungometraggio di Martine Syms, artista americana di Los Angeles.

Il film si apre con un esame di laurea alla Magistrale d’Arte della protagonista, una sequenza surreale, nel complesso grottesco e ridicolo, un momento ironico ricco di frasi vuote e di citazioni senza senso, ma assolutamente realistico per chi conosce un minimo il mondo dell’arte contemporanea.

(screenshot dal sito MUBI)

Anche la protagonista del film è un cliché, quello dell’artista che non sa cosa fare del suo futuro e fa uso di varie sostanze, vive di citazioni, di contrapposizione tra reale e virtuale, tra realistico e artistico.

Si intuisce che la regista proviene dal mondo della videoarte grazie all’ utilizzo non convenzionale dei suoni e della colonna sonora ed è subito evidente che si tratta di un esordio, infatti ci sono pochi movimenti di macchina da presa.

Alcuni momenti della sceneggiatura sono resi con soluzioni visive molto originali, ma poco cinematografiche e figlie di un’estetica da social media e da device mobile.

Film noioso che dura troppo, ma con una piacevole e sottile ironia di fondo e un uso divertente e molto personale delle luci colorate, soprattutto nelle sequenze in cui la protagonista ha allucinazioni da mix di droghe.

Un esordio senza infamia e senza lode, con un ottimo utilizzo della luce e della color correction.

Back to Life – Una serata in formato ridotto al Torino Film Festival

(Screenshot dal sito del Torino Film Festival)

La quarantesima edizione del Torino Film Festival festeggia i cent’anni del formato ridotto 9,5mm con una serata ad esso dedicata.

Sabato 26 novembre alle ore 19:30, nella sala Massimo3 (qui il link al programma del Festival), saranno proiettate alcune pellicole 9,5mm.

La serata si chiama Back To Life e presenta una selezione di pellicole di autori vari, databili tra il 1922 – anno di nascita del 9,5mm – e il 1951.

Riguardo ad uno dei film che saranno proiettati, vi è una storia curiosa che merita di essere raccontata.

All’ultimo posto dell’elenco dei film in programma il 23 novembre, trovate questo titolo: Il tesoro della caverna (anni ’20).

Si tratta di un film inedito, L’occhio di Shivah, il tesoro della Caverna, un cortometraggio ritrovato a Messina in una scatola di latta, in mezzo a tante altre pellicole custodite dall’ex Museo del Cinema cittadino.

Una volta ritrovato, il film è stato affidato alle cure di un ragazzo – Maurilio Forestieri – che fa parte di una realtà stupenda, la Cineteca dello Stretto, un gruppo di angeli del cinema che con passione e dedizione raccoglie, studia, cataloga e si prende cura di vecchio materiale cinematografico rimasto solo e trascurato per anni.

La pellicola viene restaurata e montata durante un tirocinio effettuato da Forestieri presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Dalle informazioni raccolte dai ragazzi della cineteca messinese, si tratterebbe di un film girato da un milanese. A questo punto sono curiosissima e mi chiedo come sia finito a Messina un corto amatoriale girato da un milanese.

A questa domanda potranno rispondere solo i ragazzi della Cineteca dello Stretto che cercano di dare risposte ai misteri che circondano l’affascinante mondo del cinema antico che conservano.

Consiglio a tutti gli appassionati di cinema di seguire il lavoro di questo magnifico e instancabile gruppo siciliano di sognatori.

Potete farlo seguendo i loro profili social:

Tornando al festival torinese, ecco il programma delle proiezioni della serata Back To Life:

Vita torinese (fine anni ’30), Italia, 10’, filmato amatoriale.

Motoscafi, Italia, 1936, 2’.

Gita al mare, Italia, 1940 ca, 4’, film di famiglia.

Dopolavoro STIPEL, Italia, 1941-1951, 10’.

Torino. La città mutilata dalla R.A.F., Italia 1942, 5’.

Parata della Liberazione. 1944-1945, 3’.

Sangue e baffi, Italia, 1940 ca, 2’, film di famiglia.

Orlando furioso, Italia, 1940 ca, 8’, film di famiglia.

Burattini (da «Burattini e ghiandaie»), Italia, 1’, immagini amatoriali.

Il tesoro della caverna (anni ’20), film amatoriale realizzato da una famiglia di origini lombarde. Il film racconta le avventure di Albert e Dolly durante le ricerche di un tesoro in India. E’ un restauro digitale realizzato nel 2022 presso il laboratorio della Cineteca durante un tirocinio.   

(Fonti principali: profili social della Cineteca dello Stretto, Normanno, sito del Torino Film Festival)

Steve McQueen in mostra a Milano

Negli spazi di Pirelli HangarBicocca è di scena la mostra Sunshine State dedicata a Steve McQueen, regista inglese di origine caraibica e vincitore di un premio Oscar.

La mostra si apre con immagini della Statua della Libertà ripresa da un elicottero e proiettate su due bellissimi schermi giganti arrivati appositamente a Milano dagli Stati Uniti.

Il percorso espositivo continua con due proiettori caricati con pellicole 16 mm che mostrano porzioni di corpi, soggetto sempre presente nel cinema e nella video-arte di McQueen, e da un film girato in una miniera sudafricana in formato Super 8.

L’installazione più interessante è Sunshine State quella che dà il nome alla mostra e consiste in due schermi posti uno di fianco all’altro che proiettano in loop immagini a colori del sole, intervallate da alcune sequenze del film in bianco e nero “Il cantante di jazz” (1927), il primo film parzialmente sonoro della storia del cinema.

Il protagonista del film, un cantante di jazz bianco, si finge nero colorandosi il volto con del trucco scuro per poter lavorare come cantante e musicista. Il film è stato manipolato con una certosina operazione di post-produzione e viene proposto allo spettatore in due versioni proiettate l’una di fianco all’altra, una versione in bianco e nero, l’altra in negativo.

In entrambe le versioni, il lavoro di post-produzione enfatizza il diventare nero del protagonista cancellando del tutto dall’immagine le porzioni di pelle truccate. In questo modo, la pelle del cantante di jazz sparisce come se il regista volesse dirci che il nero è stato un colore invisibile a Hollywood per tanti anni e che un protagonista nero si è visto solo in epoca recente.

Il corpo, la libertà, l’identità e la dignità sono temi ed elementi importanti e presenti nel lavoro del regista, sia nella produzione cinematografica narrativa e non sperimentale, sia nella sua video-arte.

La mostra è in corso fino al 31 luglio, quindi affrettatevi a visitarla se non l’avete ancora fatto.