Oggi scrivo un post su un film all’apparenza semplice ma che, a mio parere, implica alcune riflessioni relative agli “archivi” e alle immagini diffuse sui social.

immagine trovata su Google
Documentario prodotto da YouTube Red Original Movies e disponibile sulla nota piattaforma di video (versione Premium), il film narra la storia di una famosa youtuber transgender canadese oggi 26enne: Gregory/Gigi Gorgeous.
Gregory, adolescente eccentrico, estroso, dichiaratamente omosessuale e alle prese con una società poco incline ad accettarne l’eccentricità, è diventato famoso grazie a video tutorial di make-up registrati nella sua stanzetta e a video cronache delle sue difficoltà, pregiudizi e disavventure quotidiane legate al suo estro.
Dopo aver compiuto vent’anni, Gregory decide di diventare Gigi e di condividere i momenti più importanti e intimi della sua transizione con i numerosi e affezionati followers.
Il film in sé stesso è un semplice documentario che alterna video tutorial girati dall’adolescente, momenti quotidiani ripresi con il cellulare, interviste agli affettuosi famigliari del giovane e immagini tratte dai video di famiglia che ci mostrano la storia del ragazzo dall’infanzia alle trasformazioni successive.
Infatti Gregory passa dall’essere uno sconosciuto adolescente appassionato di fashion e di make-up, a famoso e ascoltato youtuber rincorso dai fan e dai brand in cerca di influencers a scopo di marketing.
Inoltre, Gregory compie la trasformazione più radicale, quella di sesso, una graduale transizione che lo porta a cambiare il proprio nome in Gigi, transizione raccontata ai followers tramite video condivisi su YouTube.
Il film è un buon film di montaggio diretto da Barbara Koppler, produttrice e regista americana vincitrice di un Oscar per il documentario Harlan County, USA del 1976.
Il film non è tanto interessante dal punto rivista tecnico o estetico perché il montaggio è semplice, lineare, classico, racconta la vita della protagonista seguendo l’ ordine cronologico degli eventi, ma è interessante dal punto di vista del soggetto narrato, ovvero la storia di una giovane star del web che mostra con estrema naturalezza momenti molto importanti, intimi e privati della sua vita, una naturalezza probabilmente ascrivibile alla tendenza oramai irreversibile dell’odierna comunicazione social, dove le persone, soprattutto i più giovani, condividono molto di ciò che li riguarda.
Il film ha suscitato alcune riflessioni. Una di queste riguarda le immagini d’archivio utilizzate per realizzare il film: video tutorial, video di famiglia ripresi con telecamere di bassa qualità risalenti agli inizi ’90 e immagini riprese dal cellulare o webcam.
L’archivio di Gigi, ragazza degli anni ’90, è un archivio composto nella sua totalità da immagini digitali realizzate con telecamere di livello “consumer” oramai accettate dal pubblico cinefilo e non, pubblico che, in questo caso specifico, forse è più corretto chiamare viewer.
In questo film, a mio parere, la vera storyteller-sceneggiatrice e regista è Gigi più che Koppler, la quale ha girato le interviste ai famigliari della ragazza (uniche immagini di alta qualità e create ad hoc per il film) e ha messo insieme i pezzi di un archivio già selezionato e diffuso sui canali social dalla protagonista stessa.
Oggi come oggi ognuno può creare un archivio di sé potenzialmente infinito, dinamico e continuamente auto selezionato e il proprio canale YouTube o il proprio profilo Instagram diventano il luogo e il mezzo con i quali questo archivio pre-selezionato di sé può essere diffuso, visto e continuamente arricchito.
Insomma, oggi chiunque può diventare documentarista di sé stesso anche a soli 26 anni.