SCARRED Movie

SCARRED Movie: Dawson City – Il tempo tra i ghiacci (2016)

“Found footage editing + Bill Morrison = magic visions.” (cit. simply me…. 🙂 ….I love Bill Morrison work!!)

Dawson City – Il tempo tra i ghiacci, 120′, Bill Morrison (2016).

Chi ama la corrente cinematografica del found footage film conosce il lavoro dell’artista americano Bill Morrison.

Il film del titolo di questo post è stato presentato nel 2016 in prima mondiale al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti e distribuito da poco in Italia.

Le immagini che compongono il documentario provengono da pellicole in nitrato risalenti agli Dieci/Venti di cui nessuno conosceva l’esistenza prima del 1978, quando furono ritrovate per puro caso, dissotterrate e salvate dalla terra e dal ghiaccio durante alcuni scavi effettuati in un cantiere della cittadina canadese Dawson City. Una volta ritrovate, le 533 pellicole andarono a costituire una collezione che oggi è conservata dalla Library of Congress e dai Canadian Archives di Ottawa.

Per scoprire i nomi delle sale cinematografiche d’Italia che proiettano il film, visitare il sito de  Il Cinema Ritrovato, mentre a voi cari milanesi comunico che il film sarà proiettato la sera del 20 marzo al Cinema Mexico alla presenza di sciur Bill Morrison in persona!! Sono già là!!!

 

 

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SCARRED Movie: Unter weißen Tüchern (1983)

Cornelia Schleim – Unter Weben Tuchern

 

“Avant-garde smells like history” (1)

Unter weißen Tüchern, Super 8, 1982-84

25 anni fa cadeva il Muro di Berlino. Prima della caduta, la sua presenza ha influenzato la produzione artistica dei creativi tedeschi residenti in entrambe le parti di Berlino e della Germania. Gli artisti che hanno subìto maggiormente la sua presenza, furono quelli residenti nella Germania Est, schiacciati da un sistema totalitario e da un controllo governativo ossessivo. Ai tempi della DDR, la produzione cinematografica era in mano al governo e la stessa carriera cinematografica dei singoli individui era decisa dalle autorità: se non eri considerato idoneo, non potevi né studiare, né lavorare come regista. Verso la fine degli anni ’70 si sviluppò un movimento artistico underground che coinvolgeva creativi con diversi background artistici, da quello musicale a quello pittorico, che realizzarono film in Super 8 con cineprese di fabbricazione russa, l’unico mezzo cinematografico permesso ed economicamente alla portata di tutti. Gli artisti non proiettarono mai i loro lavori nei cinema dell’Est, perché dal 1976 era diventato illegale proiettare in pubblico film che non avevano passato i controlli governativi, oppure che non avevano ottenuto i permessi e trattandosi per la maggior parte di film sperimentali che non seguivano i dettami del materialismo marxista-leninista tanto caro al regime, essendo non narrativi, astratti, allegorici e realizzati in un periodo in cui la cultura punk stava dilagando, molto probabilmente la censura governativa li avrebbe confiscati e forse arrestato o esiliato i suoi autori, cosa successa ad alcuni artisti, uno fra tutti il poeta e cantautore Wolf Biermann, esiliato dalla Germani Est a causa di alcuni brani musicali. Quindi, per evitare un’accusa di sedizione, i Super 8 venivano mostrati in piccoli circoli di cinefili appassionati o proiettati in casa durante serate tra amici. Alcune pellicole girate in quel periodo sono andate perdute, molte altre sono state raccolte, trovate e messe al calduccio in un archivio grazie all’opera di salvataggio del regista e storico tedesco Claus Loser. Una di queste è il film del titolo del post, girato tra il 1982 e il 1984 dalla pittrice Cornelia Schleime, una dei più noti artisti del cinema underground in Super 8 di quegli anni e cantante di un gruppo musicale punk. Il film venne girato in una casa dove l’artista mise in scena una performance, durante la quale coinvolgeva il pubblico presente. Le persone venivano mostrate con il volto e alcune parti del corpo avvolti da stretti panni di tessuto bianco che le facevano sembrare mummie intrappolate e legate al muro della casa vuota. Un’allegoria delle restrizioni fisiche e psicologiche imposte dal governo e delle condizioni di vita subìte dalle persone e degli artisti residenti nella DDR. Cornelia Schleime riuscì a ottenere un visto per l’Ovest nel 1984, ma prima della partenza le vennero confiscati molti dei suoi lavori. Dopo la caduta del muro, scoprì di essere stata spiata e tenuta sotto controllo per anni dalla Stasi, grazie anche all’aiuto di un membro del gruppo musicale in cui cantava che scoprì essere stato un informatore della Stasi.

(Fonti: blog molto interessante sul cinema della Germania Est; per fare una ricerca su film e artisti della DDR: DEFA FILM LIBRARYLast Features: East German Cinema’s Lost Generation, Reinhild Steingröver; citazione 1: After the Avant-garde: Contemporary German and Austrian Experimental Film, Randall Halle,Reinhild Steingrover; sito di Cornelia Schleime)

SCARRED Movie: flooded films – Helen Hill home movies

Helen Hill home movies

Helen Hill home movies

Le due fotografie di pellicole danneggiate inserite nel post raccontano una storia affascinante e tragica. Si tratta di home movies girati in Super 8 da Helen Hill, una filmmaker indipendente di New Orleans specializzata nella realizzazione di film di animazione. Nonostante l’artista fosse interessata alla manipolazione e all’alterazione manuale delle pellicole, gli spezzoni di Super 8 mostrati in queste fotografie non furono danneggiati intenzionalmente da lei, ma dalla furia dell’uragano Katrina che si scatenò sulla città di New Orleans nel 2006. La natura ha lasciato il segno sui film e sembra aver creato manipolazioni e alterazioni degne dei migliori found footage film che ho visto. Ho letto che, salvato il salvabile, Hill spedì i film infangati e sporchi ad un laboratorio specializzato per la pulitura, ma il laboratorio si rifiutò di farlo a causa dello stato delle pellicole che erano talmente sporche da compromettere l’attrezzatura. Helen decise di pulire da sola i suoi film, cercando informazioni sul sito Urbanski Film e chiedendo consigli al suo proprietario che le spedì un prodotto specializzato per la pulitura delle pellicole, il FilmRenew, capace di eliminare le muffe. Il procedimento di pulitura delle pellicole fu semplice e casalingo: gli home movies vennero immersi nel FilmRenew, poi asciugati con stracci di cotone e riavvolti in bobine di plastica. I risultati della pulitura furono la perdita delle sperimentazioni con i colori effettuate dall’artista prima dell’uragano e  i segni evidenti lasciati dall’attacco delle muffe sull’emulsione, dovuti dall’immersione nell’acqua fangosa durata almeno due settimane. Infine, la regista fece stampare i Super 8 in 16mm con una stampatrice ottica.

Cercando maggiori informazioni sull’artista americana, ho scoperto che è morta tragicamente a New Orleans nel 2007, uccisa una notte di gennaio del 2007 da un intruso entrato in casa. Helen Hill era considerata una promessa del cinema sperimentale americano. Dopo la sua morte, alcuni appassionati del suo cinema e alcuni ricercatori che l’avevano conosciuta, si mobilitarono per salvare i suoi film dall’umidità della Louisiana e dal decadimento fisico dell’emulsione e hanno provveduto a farne alcune copie da conservare in archivi. Qui si può avere un assaggio del paziente lavoro di pulitura delle pellicole effettuato da Helen Hill.

Helen Hill home movies collection

Helen Hill home movies

(Fonti: Moving Image Archiving and Preservation – Department of Cinema StudiesSOIMA – Sound & Image Preservation; “Direct-On-Found Footage Filmmaking: Mining the debris of image consumption & co-directing with nature” by Katherine Berger, in Scan | Journal of Media Arts Culture)

SCARRED Movie: La Grande illusion (1937)

“Cinematic public enemy number one” Joseph Goebbels riguardo al film

La Grande illusion, 114′, Jean Renoir, 1937.

2014, l’anno dell’ anniversario dello scoppio della Grande Guerra. Pensando a un riferimento cinematografico relativo alla Prima Guerra Mondiale, il mio pensiero è andato a Jean Renoir e al suo La Grande Illusion. Ho scoperto che il mitico laboratorio l’Immagine Ritrovata di Bologna ha restaurato il negativo originale del film e lo ha presentato al pubblico a marzo. Il negativo originale è stato considerato perduto per decenni e addirittura distrutto dai nazisti negli anni ’40. In realtà, il film venne portato a Berlino dai nazisti per essere probabilmente distrutto, ma i loro piani furono fortunatamente scombinati dall’Armata Rossa che, una volta entrata in città, si impossessò di molte pellicole cinematografiche e le portò a Mosca. Direi che è una bella notizia, per cui via con la ola e il giro di samba! Ripreso fiato, si può affermare che la nuova versione digitale restaurata coincide con quella realizzata e voluta dal suo autore, quella che il regista stesso cercò di ricostruire senza successo negli anni ’50, avendo come riferimenti solamente alcune copie sonorizzate in diverse lingue, le uniche che riuscì a recuperare. La ricostruzione della versione originale era un’impresa difficoltosa, non solo perché non si trovava il negativo originale, ma anche per i ripetuti tagli di censura subìti dalla pellicola. Infatti, nonostante il successo di pubblico e di critica e la vittoria di un premio speciale al Festival di Venezia del 1937 (il ‘Premio del miglior complesso artistico’) la pellicola fu censurata. Il primo pacchetto di tagli riguardò le scene che si riferivano alle malattie veneree, in seguito la censura si preoccupò del messaggio pacifista del film. In un momento storico in cui trionfavano sentimenti profondamente aggressivi, fortemente nazionalistici e colonialistici, un film pacifista non poteva essere apprezzato dalle autorità. Come risultato, il film fu censurato e proibito in molti paesi europei, ad esempio in Germania, Giappone, Ungheria e Austria. Anche la Francia occupata ne proibì la distribuzione, perché non era tollerabile che un film rappresentasse una possibile convivenza fraterna e pacifica tra francesi e tedeschi. La stessa cosa si ripeté in Italia:

“Luigi Freddi, dal 1934 al marzo 1939 preposto alla Direzione generale per la cinematografia e successivamente vicepresidente e consigliere delegato di Cinecittà, vietò il film qualificandolo come ‘film caratteristicamente politico, espressione di quella mentalità rinunciataria, quietista, antieroica che è appesa allo straccio bianco del pacifismo […] mentalità codarda’, e ravvisandovi ‘tracce di elementi disgregatori, corrosivi, che agiscono in maniera quasi capillare, per lenta penetrazione”.” (1)

Finita la guerra, tornata la pace, le fisse censorie contro il film continuarono. Nel 1946, fu distribuita in Francia una nuova versione censurata, nella quale erano state ridotte le sequenze in cui i tedeschi venivano rappresentati con simpatia e la stampa di sinistra del periodo criticò ferocemente e in modo paradossale lo spirito pacifista del film. In Italia, il film venne riproposto nel 1947, censurato naturalmente e sul sito del Cinema Ritrovato si afferma che l’ultimo passaggio di censura fu firmato da Giulio Andreotti, noto per essere stato un grande inquisitore, ehm, censore di pellicole cinematografiche.

Ripercorrere la storia e la vita di questo film significa ricordare e ripercorrere una porzione significativa del ‘900. Il film ha subìto i pregiudizi e le prepotenze legate alle principali ideologie sviluppatesi nel secolo scorso, è sopravvissuto al nazi-fascismo, è stato salvato dall’Armata Rossa, ha patito il moralismo comunista, ha attraversato il Muro ed è tornato finalmente in vita.

(Cit: citazione d’apertura e la citazione 1 )

 

SCARRED Movie: Materia Obscura – The film (2009)

materia obscura

Materia Obscura, Jurgen Reble

“My trees are full of films.”

Jürgen Reble

Materia Obscura-The film HDV; 105′; Jurgen Reble.

Perforare, incidere, graffiare, raschiare. Macchina da cucire, coltello, martello, saldatrice, rifinitrice di precisione, tenaglia, forbici. Verbi e sostantivi che si usano solitamente per descrivere il lavoro o il laboratorio di un artigiano, non quello di un regista. L’oggetto della pillola di cinema di oggi non è un falegname, ma Jürgen Reble, un artista-artigiano che realizza film trattando manualmente pellicole found footage, aiutandosi con sostanze chimiche e con macchine e attrezzi non propriamente cinematografici. L’artista tortura e distrugge l’oggetto del suo desiderio. Il suo scopo è quello di stressare e manipolare violentemente il supporto per scoprirne i limiti, talvolta superandoli, come accade durante le performance live, quando l’artista-carnefice porta il materiale direttamente alla distruzione. Reble è stato membro di un gruppo di artisti tedeschi di nome SCHMELZDAHIN, fondato alla fine degli anni ’70 e di cui fecero parte Jochen Lempert e Jochen Muller. Il gruppo voleva sperimentare nuove forme filmiche ed era particolarmente interessato al decadimento fisico delle pellicole in nitrato e ai processi chimici prodotti durante e dopo lo sviluppo della pellicola. La sperimentazione con il materiale filmico consisteva nel provocarne il danneggiamento, abbandonando le pellicole appese ad alberi in balia degli agenti atmosferici o lasciandole sotterrate in giardino per alcuni mesi, in modo che venissero attaccati da muffe e batteri. Trattavano le pellicole con sali, li facevano essicare e cristallizzare sulla gelatina, incidevano segni grafici con aghi e carta abrasiva, le sbiancavano, le trattavano con agenti chimici, le coloravano e facevano “esplodere” i colori, formando nuove forme e strutture. Terminata l’esperienza con il gruppo, Reble ha continuato a fare quello che ha sempre fatto fin dai primi esperimenti filmici, uno studio artistico sulla chimica del supporto. Materia Obscura è un film sonoro realizzato digitalizzando e analizzando frame by frame alcuni stralci del film muto“Instabile materie”, opera della durata di 70 minuti, realizzata nel 1995 seguendo i procedimenti di tortura chimica delle pellicole 16mm sopra descritti.

“This film is made by some beautiful and unique alchemical transformations of the film material itself. It is a visual expedition into the world of matter, which shows the bizarre richness of the smallest particles floating in the film emulsion. The crystals’ constantly changing structures, enriched by the textures, bring about an almost tactile experience, a visual expression of its own base matter.”

Per analizzare approfonditamente le sequenze, l’artista ha sfruttato alcune potenzialità che possono offrire il computer e l’editing digitale. Ha rallentato la velocità di scorrimento delle immagini e, aiutato dall’alta risoluzione, ha scoperto nuove composizioni e inediti “chemograms”, le morfologie chimiche tanto amate dall’ “alchimista” di Bonn.

(Fonti. 2°cit.: sito ufficiale di Jürgen Reble. Cit. iniziale: sito di Mike Hoolboom, You destroy everything: an interview with Jürgen Reble and Christiane Heuwinkel, 1990)

SCARRED Movie: Free Radicals (1957)

“Every film [I made], I tried to interest myself in it by doing something not previously done in film tecnique”

Len Lye

Free Radicals 16mm; 4′; Len Lye.

Film di animazione in bianco e nero, realizzato a mano apportando incisioni sull’emulsione di un film leader 16mm, ovvero la coda iniziale o finale di una pellicola.Len Lye incise il film usando accessori da dentista e una punta di freccia dei Nativi Americani. Le incisioni grafiche bianche sembrano ballare su uno sfondo nero e tutto avviene in sincronia con la musica originale registrata in Africa ed eseguita dalla tribù Bagirmi. Len Lye è stato un grande artista poliedrico. Neozelandese di origine, la sua creatività è stata influenzata dall’arte aborigena australiana e quella indigena del Pacifico. Infatti, in alcuni film, le animazioni, i miscugli di colori e forme grafiche, ricordano la coloratissima arte aborigena. E’ considerato il maestro del direct film, il cinema realizzato senza macchina da presa e il re-inventore della tecnica pittografica su pellicola. Il film vinse l’International Experimental Film Competition a Bruxelles nel 1958 e fu giudicato da artisti del calibro di Man Ray, Norman McLaren e Alexander Alexeiff. (Cit.: The Film Archive. Centre for art tapes)

SCARRED Movie: Greed (1924)

“I could not, to save my soul, cut another feet”

Erich Von Stroheim

Greed 2 versioni, una da 2h30′,l’altra di 4h; Erich Von Stroheim.

“At the time when I began my work the slogan of the Goldwin Co. was ‘the author and the play are the thing’…But when Goldwyn Co. became MGM… the new slogan was ‘the producer is the thing'”.

Greed è uno dei casi più eclatanti di film martoriato da tagli imposti dalla produzione e dalla censura. Si dice che la versione originale raggiungesse la durata di 9 ore e mezza. La MGM spinse il regista a ridurre la durata del film. Stroheim effettuò la prima riduzione, dai 42 reel iniziali ne ricavò 24, ma la produzione non era soddisfatta, quindi il regista austriaco affidò un’ulteriore riduzione all’amico regista, produttore e sceneggiatore Rex Ingram, il quale, dopo aver ridotto la durata a 18 reel, scrisse al regista in un telegramma:“If you cut one more foot, I’ll never speak to you again”. Ancora non soddisfatta, la produzione affidò ad un montatore una successiva riduzione che arrivò ad ottenere 10 reel e un’ulteriore a 8 per soddisfare le esigenze di distribuzione. Inoltre, la censura di New York impose di eliminare alcuni elementi perché considerati “inumani e sacrileghi”. Il regista affermò che solo 12 persone visionarono la versione originale del film e che le parti tagliate vennero distrutte. Delle sequenze mancanti rimangono solo le foto di scena che furono utilizzate e inserite nella versione restaurata di 4 ore presentata al Festival di Venezia nel 1999. (Fonte delle citazioni: dalla lettera di Erich Von Stroheim a Peter Noble in Stroheim, Arthur Lenning).

Qui si può trovare una versione del film con i cartelli in italiano.