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Oscar 2022:…and the Oscar goes to…The Oleksandr Dovzhenko National Centre (Dovzhenko Centre) together with the Lviv Municipal Art Center.

“Il Centro nazionale Oleksandr Dovzhenko insieme al Centro d’arte municipale di Lviv continua la serie di proiezioni dei migliori film della storia del cinema ucraino.

La cooperazione ha luogo per conoscere i dipendenti del più grande archivio cinematografico dell’Ucraina e i risultati delle loro attività, e per l’equilibrio mentale durante la guerra attraverso contenuti reali ucraini. I critici cinematografici che modereranno gli incontri cinematografici: Arseniy Knyazkov, Stanislav Bytyutky, Oleksandr Telyuk.”

Questo è ciò che si legge sul profilo Facebook del centro artistico di Lviv che ospita le proiezioni del Centro Oleksandr Dovzhenko di Kiev.

Gli ucraini fanno cinema durante la guerra e proiettano film sotto le bombe.

Organizzano gli eventi e interrompono le proiezioni quando scatta la sirena dell’allarme antiaereo e, terminata l’emergenza, ricominciano a fare cultura.

Il mio personale Oscar 2022 è tutto per loro.

Viva gli ucraini e viva il cinema.

Siti di riferimento dove si possono trovare informazioni sulle attività dei due centri culturali e per sostenere le loro iniziative:

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Strabiche news: nasce Documentando, archivio online di documentari accessibile a tutti.

Il 2021 si è chiuso con una novità nel panorama audiovisivo italiano, il lancio da parte dell’Associazione Documentaristi dell’Emilia Romagna (D.E-R) di una nuova piattaforma di archiviazione, conservazione e divulgazione dedicata alla produzione documentaria nazionale e regionale: Documentando.

(Homepage Documentando)

La piattaforma è gratuita, aperta a tutti, accessibile anche dall’estero e non vi è bisogno di creare un account o di registrarsi per vedere i film.

Il sito è semplice da utilizzare, si entra, si sceglie la tematica di interesse tra quelle proposte, et voilà, si è catapultati in nuove vite e in nuove storie.

L’offerta dell’archivio Documentando per ora consta di circa 160 titoli tra film e serie documentarie realizzate da registi italiani a partire dagli anni 2000, uscite dal circuito distributivo e difficilmente visibili altrove, ma conta di ampliare la propria offerta anche ad opere meno recenti, puntando sulla digitalizzazione e l’adattamento allo streaming on demand di materiali e supporti come le cassette U-Matic, BetaCam, VHS e il DVD.

Tutte queste caratteristiche rendono Documentando un progetto peculiare e particolarmente interessante.

Vi invito a visitare la piattaforma e a vedere tanti bei documentari.

Buona visione.

I contatti social dell’archivio sono i seguenti:

Instagram

https://www.instagram.com/documentando_org/

Facebook

https://www.facebook.com/documentando.org

(Immagini gentilmente concesse dall’Ufficio Stampa D.E-R Documentaristi Emilia Romagna)

Strabiche news: UnArchive – Found Footage Fest, il nuovo festival dedicato al riuso delle immagini d’archivio.

Al via a Roma UnArchive – Found Footage Fest, un nuovo festival che sarà apprezzato dagli amanti delle immagini d’archivio e del loro riuso artistico.

L’evento si svolgerà presso lo Spazio Live Alcazar a Trastevere da domani 14 dicembre fino a domenica 19 dicembre e darà al pubblico l’occasione di assistere a performance dal vivo, a proiezioni di film e ad incontri con gli autori delle opere.

Tra le conversazioni in programma, si segnala quella tra Adriano Aprà e il regista Marco Bellocchio che si terrà al termine della proiezione dell’ultima fatica artistica dell autore emiliano, il documentario Marx può aspettare.

L’evento è promosso dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, istituzione da sempre impegnata nella divulgazione e conservazione della memoria dei movimenti sociali e nello studio del rapporto tra cinema e memoria.

Da oggi, i riferimenti al nuovo festival romano arricchiscono sia la pagina del blog dedicata ai festival europei, sia il calendario annuale degli eventi.

(Immagine gentilmente concessa da AAMOD)

Strabiche news: l’archivio Home Movies ospita Péter Forgács.

Ottime notizie per tutti gli amanti del cinema found footage.

Péter Forgács, artista e pioniere del genere, sarà ospite dell’evento Archivio Aperto, rassegna cinematografica organizzata da Home Movies – Archivio Nazionale del film di famiglia, un viaggio annuale nel patrimonio audiovisivo privato, inedito, sperimentale e in formato ridotto, inaugurato a Bologna ad inizio settembre e attualmente in corso fino alla fine del mese di ottobre.

L’ 11 e il 12 ottobre l’ artista ungherese terrà un workshop che si svolgerà in parte in presenza, in parte online e la sera dell’ 11 presenterà dal vivo due anteprime italiane, gli ultimi due film della serie Private Hungary: Kemény György e Venom – A Diva in Exile.

Inoltre, dall’1 al 27 ottobre, la quattordicesima edizione dell’evento bolognese accompagnerà il pubblico alla scoperta dell’immensa cinematografia di Péter Forgács, attraverso la retrospettiva dedicata alla sua Hidden Hystories, opera filmica infinita e in continua lavorazione.

Contemporaneamente, Archivio Aperto propone anche il lavoro cinematografico di un’altra artista famosissima, la nota pioniera del cinema sperimentale americano Maya Deren.

Una parte della programmazione dell’evento si sta svolgendo online, una parte dal vivo con proiezioni dei film nel loro formato originale.

Il punto di forza di Archivio Aperto consiste proprio nella possibilità di gustare in presenza le bellissime pellicole in formato ridotto, quindi se potete, correte a Bologna!

Invece per tutti coloro i quali non potranno rifarsi gli occhi dal vivo, vi è la possibilità di vedere i film gratuitamente fino al 27 ottobre sulla piattaforma MyMovies.

Buona visione!

(Immagine gentilmente concessa da Home Movies).

Strabiche news: le cineteche e Igersitalia

Titolo criptico?

Ecco la spiegazione.

Questa breve news vuole segnalarvi un pezzo scritto per il blog dell’Associazione Nazionale Igersitalia, una community di appassionati e professionisti della produzione di contenuti digitali che promuove il territorio italiano attraverso Instagram.

Il pezzo che ho scritto riguarda le cineteche, gli archivi e i loro profili Instagram.

Ecco il link all’articolo.

Buona lettura.

Strabiche news: “Eccedance” l’anarchivio di Enrico Ghezzi

Enrico Ghezzi, Malastradafilm, Zomia e H12 si sono uniti in una Redazione per realizzare un progetto ambizioso: Eccedancela produzione del “(non) film” Gli ultimi giorni dell’umanità, realizzato a partire dalla digitalizzazione del ricco archivio audiovisivo di Ghezzi o, come lo definisce lui stesso, del suo “anarchivio“.

Per l’occasione è stata assemblata La Macchina che cattura l’eccedenza, descritta così sul sito del progetto:

“è un dispositivo video elettrico pensato sulla base del funzionamento di uno studio televisivo. Con la differenza che, al posto delle telecamere di un normale studio TV, qui ci sono delle postazioni di montaggio: alla regia, dunque, non arriva un soggetto ripreso dagli operatori, ma l’output del lavorio di editing svolto dai montatori”. 

Guardando le foto della Macchina con i suoi cavi intrecciati, i mixer e gli schermi che parlano di anni e di formati differenti, ho pensato alle installazioni artistiche anni ’80 e ’90.

D’altronde, l’archivio del creatore di Blob e di Fuori Orario copre 30 anni di tecnologia e di cultura audiovisiva/cinematografica e credo che non sarebbe una cattiva idea fare della Macchina un’installazione “video elettrica” da esibire.

L’intento della Redazione di Eccedance è quello di catturare l’eccedenza dell’archivio, di digitalizzarlo ed esplorarlo realizzando un film vertoviano, un’ impresa tutt’altro che facile perché l’archivio in sé stesso è qualcosa di vivo e in moto perpetuo, un insieme di porte che si aprono, si chiudono e che possono aprirne altrettante contemporaneamente .

Ghezzi in un incontro con il magazine Sentieri Selvaggi ha dichiarato: “l’archivio si re-mosaicizza automaticamente”.

Quello sugli archivi è un lavoro immane, di infinite possibilità e visioni.

Per il progetto è stata creata una campagna di crowdfunding che rimarrà attiva fino al 31 gennaio 2020 e alla quale ho aderito con entusiasmo.

Quando ho scoperto l’esistenza di questo progetto, il pensiero è volato d’istinto al Mnemosyne di Aby Warburg ed al suo prezioso Atlante di tavole fotografiche che dialogano tra loro grazie al montaggio.

Spero di vedere presto l’ Atlante di Ghezzi, magari alla Biennale Cinema del 2020.

Strabiche visioni: “This is everything: Gigi Gorgeous”

Oggi scrivo un post su un film all’apparenza semplice ma che, a mio parere, implica alcune riflessioni relative agli “archivi” e alle immagini diffuse sui social.

locandina

immagine trovata su Google

Documentario prodotto da YouTube Red Original Movies e disponibile sulla nota piattaforma di video (versione Premium), il film narra la storia di una famosa youtuber transgender canadese oggi 26enne: Gregory/Gigi Gorgeous.

Gregory, adolescente eccentrico, estroso, dichiaratamente omosessuale e alle prese con una società poco incline ad accettarne l’eccentricità, è diventato famoso grazie a video tutorial di make-up registrati nella sua stanzetta e a video cronache delle sue difficoltà, pregiudizi e disavventure quotidiane legate al suo estro.

Dopo aver compiuto vent’anni, Gregory decide di diventare Gigi e di condividere i momenti più importanti e intimi della sua transizione con i numerosi e affezionati followers.

Il film in sé stesso è un semplice documentario che alterna video tutorial girati dall’adolescente, momenti quotidiani ripresi con il cellulare, interviste agli affettuosi famigliari del giovane e immagini tratte dai video di famiglia che ci mostrano la storia del ragazzo dall’infanzia alle trasformazioni successive.

Infatti Gregory passa dall’essere uno sconosciuto adolescente appassionato di fashion e di make-up, a famoso e ascoltato youtuber rincorso dai fan e dai brand in cerca di influencers a scopo di marketing.

Inoltre, Gregory compie la trasformazione più radicale, quella di sesso, una graduale transizione che lo porta a cambiare il proprio nome in Gigi, transizione raccontata ai followers tramite video condivisi su YouTube.

Il film è un buon film di montaggio diretto da Barbara Koppler, produttrice e regista americana vincitrice di un Oscar per il documentario Harlan County, USA del 1976.

Il film non è tanto interessante dal punto rivista tecnico o estetico perché il montaggio è semplice, lineare, classico, racconta la vita della protagonista seguendo l’ ordine cronologico degli eventi, ma è interessante dal punto di vista del soggetto narrato, ovvero la storia di una giovane star del web che mostra con estrema naturalezza momenti molto importanti, intimi e privati della sua vita, una naturalezza probabilmente ascrivibile alla tendenza oramai irreversibile dell’odierna comunicazione social, dove le persone, soprattutto i più giovani, condividono molto di ciò che li riguarda.

Il film ha suscitato alcune riflessioni. Una di queste riguarda le immagini d’archivio utilizzate per realizzare il film: video tutorial, video di famiglia ripresi con telecamere di bassa qualità risalenti agli inizi ’90 e immagini riprese dal cellulare o webcam.

L’archivio di Gigi, ragazza degli anni ’90, è un archivio composto nella sua totalità da immagini digitali realizzate con telecamere di livello “consumer” oramai accettate dal pubblico cinefilo e non, pubblico che, in questo caso specifico, forse è più corretto chiamare viewer.

In questo film, a mio parere, la vera storyteller-sceneggiatrice e regista è Gigi più che Koppler, la quale ha girato le interviste ai famigliari della ragazza (uniche immagini di alta qualità e create ad hoc per il film) e ha messo insieme i pezzi di un archivio già selezionato e diffuso sui canali social dalla protagonista stessa.

Oggi come oggi ognuno può creare un archivio di sé potenzialmente infinito, dinamico e continuamente auto selezionato e il proprio canale YouTube o il proprio profilo Instagram diventano il luogo e il mezzo con i quali questo archivio pre-selezionato di sé può essere diffuso, visto e continuamente arricchito.

Insomma, oggi chiunque può diventare documentarista di sé stesso anche a soli 26 anni.