film muto

Strabiche visioni: i 20 anni della Cineteca di Milano e Paul Leni al MIC

Con questo post segnalo due iniziative della Cineteca di Milano.

IN20AMO IL FUTURO

La Cineteca compie 20 anni e festeggia il compleanno allo Spazio Oberdan con l’evento IN20AMO IL FUTURO, tre giorni di proiezioni di pellicole 35mm che inizieranno stasera e si concluderanno domenica 12 maggio con la proiezione di Mulholland Drive del mitico Lynch. Il programma dell’evento è succulento e sarà l’occasione di gustarsi, tra gli altri, una copia di Femmine folli di E. Von Stroheim (1921), restaurata dalla stessa Fondazione Cineteca Italiana.

PAUL LENI AL MIC

Un’ altra iniziativa della Cineteca che mi preme segnalare e che consiglio vivamente di non perdere, riguarda il ciclo di proiezioni dedicate all’artista tedesco Paul Leni in corso al MIC. Il bellissimo L’uomo che ride (1928) è stato proiettato il 5 maggio, mentre vi è ancora la possibilità di vedere gli altri tre film in programma:

Il castello degli spettri (1927), proiezione del 12 maggio;

Il gabinetto delle figure di cera (1923), proiezione del 26 maggio;

La scala di servizio (1921), proiezione del 02 giugno;

Leni fu uno degli esponenti di spicco dell’ espressionismo tedesco, un regista e direttore artistico scomparso troppo giovane, nel 1929. Le 4 perle cinematografiche sono proposte con un accompagnamento musicale dal vivo e rappresentano l’occasione per rivedere sul grande schermo il genio creativo espressionista e i grandi occhi ipnotici del grande Conrad Veidt.

Pubblicità

R.I.P. Movies: Cecil M. Hepworth’ treasure

“Smoothness in a film…should always be preserved ” (1)

C’erano una volta un produttore poliedrico, una casa di produzione cinematografica e metri d’argento. Il produttore si chiamava Cecil Milton Hepworth, figlio di un noto lanternista che lo ha iniziato alla passione per le immagini in movimento. Cecil M. Hepworth è considerato un pioniere del cinema britannico, scrisse il primo libro inglese di argomento cinematografico, Animated Photography: The ABC of the Cinematograph (1895), ed è considerato l’inventore del Vivaphone, un sistema di sincronizzazione del suono che si serviva di un fonografo per accompagnare le immagini proiettate. Nel 1899 fondò con il cugino Monty Wicks una casa di produzione cinematografica a conduzione famigliare, la Hepworth Manufacturing Company, che rimase attiva fino al 1924 e il cui logo, “Hepwix”, la rese riconoscibile in tutto il Regno Unito, anche se la casa di produzione cambiò nome più volte nel corso degli anni.
Hepworth, oltre a produrre e a distribuire i film, collaborava alla loro scrittura e regia, ne curava particolarmente l’aspetto fotografico e recitava coinvolgendo anche la moglie e il cane di famiglia Blair, il collie (vi ricorda qualcuno??) protagonista di uno dei maggiori successi di Hepworth Rescued by Rover (1905), film che fece di Blair il cane più famoso del Regno Unito. La casa di produzione produsse migliaia di film di vario genere (il catalogo ne contava almeno 2000), con una media di tre a settimana, tutti caratterizzati dalla semplicità del racconto e dalla cura della fotografia. Purtroppo la storia che vi sto raccontando non ha un lieto fine. Hepworth fu un inventore e un produttore geniale, ma non seppe adattarsi ai cambiamenti del linguaggio cinematografico e già alla fine degli anni Dieci i suoi film risultavano vecchio stile e teatrali e non venivano più apprezzati dal pubblico come un tempo. Nel 1924 la compagnia andò in fallimento, Hepworth dichiarò bancarotta e vendette il suo catalogo di 2000 film.  Non solo. Per recuperare più soldi possibile, fuse moltissimi dei suoi negativi originali in nitrato d’argento per recuperarne l’argento, distruggendo l’80% della sua produzione cinematografica e una grossa fetta della produzione cinematografica inglese dei primi trent’anni del ‘900.

Per fortuna, alcuni dei suoi film sono sopravvissuti al drammatico bisogno di denaro del loro Cappellaio Matto, ehm, volevo dire del loro ideatore e molti sono stati recuperati da copie ritrovate. Un esempio ne è il film Alice in Wonderland (1903), recentemente salvato dal BFI National Archive che ha restaurato 8 minuti rimasti dei 12 minuti della durata originale.

(Praticamente le cineteche hanno in mano una miniera d’oro!!Anzi, d’argento!!)

Alice in Wonderland, 1903, diretto da Cecil M. Hepworth e Percy Stow

(Fonti: citazione (1) “Came the dawn: memories of a film pioneer” di Cecil Milton Hepworth, 1951, Phoenix House, autobiografia del produttore che si può leggere in inglese sul sito Internet Archive; Biographical sketch 5.1)

SCARRED Movie: Materia Obscura – The film (2009)

materia obscura

Materia Obscura, Jurgen Reble

“My trees are full of films.”

Jürgen Reble

Materia Obscura-The film HDV; 105′; Jurgen Reble.

Perforare, incidere, graffiare, raschiare. Macchina da cucire, coltello, martello, saldatrice, rifinitrice di precisione, tenaglia, forbici. Verbi e sostantivi che si usano solitamente per descrivere il lavoro o il laboratorio di un artigiano, non quello di un regista. L’oggetto della pillola di cinema di oggi non è un falegname, ma Jürgen Reble, un artista-artigiano che realizza film trattando manualmente pellicole found footage, aiutandosi con sostanze chimiche e con macchine e attrezzi non propriamente cinematografici. L’artista tortura e distrugge l’oggetto del suo desiderio. Il suo scopo è quello di stressare e manipolare violentemente il supporto per scoprirne i limiti, talvolta superandoli, come accade durante le performance live, quando l’artista-carnefice porta il materiale direttamente alla distruzione. Reble è stato membro di un gruppo di artisti tedeschi di nome SCHMELZDAHIN, fondato alla fine degli anni ’70 e di cui fecero parte Jochen Lempert e Jochen Muller. Il gruppo voleva sperimentare nuove forme filmiche ed era particolarmente interessato al decadimento fisico delle pellicole in nitrato e ai processi chimici prodotti durante e dopo lo sviluppo della pellicola. La sperimentazione con il materiale filmico consisteva nel provocarne il danneggiamento, abbandonando le pellicole appese ad alberi in balia degli agenti atmosferici o lasciandole sotterrate in giardino per alcuni mesi, in modo che venissero attaccati da muffe e batteri. Trattavano le pellicole con sali, li facevano essicare e cristallizzare sulla gelatina, incidevano segni grafici con aghi e carta abrasiva, le sbiancavano, le trattavano con agenti chimici, le coloravano e facevano “esplodere” i colori, formando nuove forme e strutture. Terminata l’esperienza con il gruppo, Reble ha continuato a fare quello che ha sempre fatto fin dai primi esperimenti filmici, uno studio artistico sulla chimica del supporto. Materia Obscura è un film sonoro realizzato digitalizzando e analizzando frame by frame alcuni stralci del film muto“Instabile materie”, opera della durata di 70 minuti, realizzata nel 1995 seguendo i procedimenti di tortura chimica delle pellicole 16mm sopra descritti.

“This film is made by some beautiful and unique alchemical transformations of the film material itself. It is a visual expedition into the world of matter, which shows the bizarre richness of the smallest particles floating in the film emulsion. The crystals’ constantly changing structures, enriched by the textures, bring about an almost tactile experience, a visual expression of its own base matter.”

Per analizzare approfonditamente le sequenze, l’artista ha sfruttato alcune potenzialità che possono offrire il computer e l’editing digitale. Ha rallentato la velocità di scorrimento delle immagini e, aiutato dall’alta risoluzione, ha scoperto nuove composizioni e inediti “chemograms”, le morfologie chimiche tanto amate dall’ “alchimista” di Bonn.

(Fonti. 2°cit.: sito ufficiale di Jürgen Reble. Cit. iniziale: sito di Mike Hoolboom, You destroy everything: an interview with Jürgen Reble and Christiane Heuwinkel, 1990)