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Expiring Film: Satan in High Heels

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Expiring date: 03/03/2019

Piattaforma: Mubi


Regia: Jerald Intrator
Pellicola: 35mm b/n ritrovata in un laboratorio e restaurata da byNWR (piattaforma creata dal filmmaker Nicholas Winding Refn).

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Il film del 1962 viene definito “film di genere sexploitation“; in realtà è un film alquanto pudìco e senza scene di nudo che caratterizzano il genere. La pellicola è stata prodotta da un editore di fetish magazines (Leonard Burtmane), quindi ci si aspetterebbe un film piuttosto eccentrico o spinto, invece gli unici elementi riconducibili al mondo fetish sono elementi di “costume”, ovvero alcuni abiti in pelle indossati dalla protagonista che in una sequenza del film impugna una frusta a favore di un fotografo intento a realizzare un servizio fotografico.

Girato prevalentemente in un night club newyorkese, con protagonista una femme fatale manipolatrice e senza scrupoli, il film potrebbe ricordare i vecchi film noir, ma non si può neanche definire “noir” in senso stretto. Il personaggio femminile principale strizza l’occhio alle femme fatale di una volta, ma non è paragonabile alle donne fatali che si stagliavano bellissime e misteriose nella penombra dei night club e delle ambientazioni dei classici noir americani; anche lo stile della fotografia non lo rende definibile come noir.

La pellicola si divide in due parti, una prima parte avvincente e stimolante e una seconda parte meno interessante e più noiosa che si trascina fino alla conclusione, perdendo il senso del ritmo, nonostante un’ottima e coinvolgente colonna sonora jazz composta dal chitarrista James Mundell Lowe.

Il risultato del restauro della pellicola sembra ottimo sia a livello visivo che a livello sonoro.
Purtroppo non è oro tutto ciò che luccica; durante la visione si rischia qualche sbadiglio, precisamente se ne rischiano almeno due.

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Strabiche visioni: Il Cinema Ritrovato XXXII Edizione (2018)

È sempre un’emozione e una goduria trovarsi in Piazza Maggiore di fronte allo Schermo più bello d’Europa.

Anche quest’anno il festival de Il Cinema Ritrovato organizzato dalla Cineteca di Bologna propone un’offera ricchissima e gustosa, un menù da leccarsi i baffi.

Ieri sera è stato proiettato il film messicano Enamorada di Emilio Fernández (1946),restaurato dalla Film Foundation,un film che non avevo mai visto prima.

La proiezione è stata preceduta da un momento musicale,naturalmente di musica messicana, e il film introdotto da Olivia Harrison,vedova di George Harrison,innamorato del cinema horror e western,da Margaret Bodde della Film Foundation e dal mitico Maestro Martin Scorsese in persona!!

Ecco un brevissimo estratto della presentazione del film:

Strabiche news: READING BLOOM al Cinema Beltrade con l’evento “Cassavetes/Beckett: incontro sul restauro con Ross Lipman”

“FILM” / “NOTFILM”? Questo non è un dilemma.

Mi spiego meglio, la casa di ditribuzione cinematografica READING BLOOM ha organizzato, in collaborazione con Film Tv Lab ed il Cinema Beltrade di Milano, un super evento da leccarsi i baffi: “Cassavetes/Beckett: incontro sul restauro con Ross Lipman”.

L’evento si svolgerà mercoledì 9 maggio dalle ore 20:00 alle ore 23:00 presso il Beltrade e consisterà in una lezione introduttiva tenuta dal filmmaker e restauratore Ross Lipman in persona sulla conservazione ed il restauro cinematografico.

Non solo, saranno anche proiettati “FILM” (1965) di Samuel Beckett e Alan Schneider – restaurato da Lipman e distribuito da READING BLOOM – e “NOTFILM” (2015), cine-saggio dello stesso Lipman che ripercorre la vicenda produttiva ​di “FILM”.

E Cassavetes?? Non posso mica svelarvi tutto!! Per ricevere maggiori informazioni e dettagli sull’evento andate qui (pagina facebook di riferimento).

Se volete approfondire il lavoro di READING BLOOM, tuffatevi nella pagina ufficiale della coraggiosa casa di distribuzione torinese, mentre per conoscere meglio Mr. Ross Lipman, cliccate qui (sito ufficiale).

SCARRED Movie: La Grande illusion (1937)

“Cinematic public enemy number one” Joseph Goebbels riguardo al film

La Grande illusion, 114′, Jean Renoir, 1937.

2014, l’anno dell’ anniversario dello scoppio della Grande Guerra. Pensando a un riferimento cinematografico relativo alla Prima Guerra Mondiale, il mio pensiero è andato a Jean Renoir e al suo La Grande Illusion. Ho scoperto che il mitico laboratorio l’Immagine Ritrovata di Bologna ha restaurato il negativo originale del film e lo ha presentato al pubblico a marzo. Il negativo originale è stato considerato perduto per decenni e addirittura distrutto dai nazisti negli anni ’40. In realtà, il film venne portato a Berlino dai nazisti per essere probabilmente distrutto, ma i loro piani furono fortunatamente scombinati dall’Armata Rossa che, una volta entrata in città, si impossessò di molte pellicole cinematografiche e le portò a Mosca. Direi che è una bella notizia, per cui via con la ola e il giro di samba! Ripreso fiato, si può affermare che la nuova versione digitale restaurata coincide con quella realizzata e voluta dal suo autore, quella che il regista stesso cercò di ricostruire senza successo negli anni ’50, avendo come riferimenti solamente alcune copie sonorizzate in diverse lingue, le uniche che riuscì a recuperare. La ricostruzione della versione originale era un’impresa difficoltosa, non solo perché non si trovava il negativo originale, ma anche per i ripetuti tagli di censura subìti dalla pellicola. Infatti, nonostante il successo di pubblico e di critica e la vittoria di un premio speciale al Festival di Venezia del 1937 (il ‘Premio del miglior complesso artistico’) la pellicola fu censurata. Il primo pacchetto di tagli riguardò le scene che si riferivano alle malattie veneree, in seguito la censura si preoccupò del messaggio pacifista del film. In un momento storico in cui trionfavano sentimenti profondamente aggressivi, fortemente nazionalistici e colonialistici, un film pacifista non poteva essere apprezzato dalle autorità. Come risultato, il film fu censurato e proibito in molti paesi europei, ad esempio in Germania, Giappone, Ungheria e Austria. Anche la Francia occupata ne proibì la distribuzione, perché non era tollerabile che un film rappresentasse una possibile convivenza fraterna e pacifica tra francesi e tedeschi. La stessa cosa si ripeté in Italia:

“Luigi Freddi, dal 1934 al marzo 1939 preposto alla Direzione generale per la cinematografia e successivamente vicepresidente e consigliere delegato di Cinecittà, vietò il film qualificandolo come ‘film caratteristicamente politico, espressione di quella mentalità rinunciataria, quietista, antieroica che è appesa allo straccio bianco del pacifismo […] mentalità codarda’, e ravvisandovi ‘tracce di elementi disgregatori, corrosivi, che agiscono in maniera quasi capillare, per lenta penetrazione”.” (1)

Finita la guerra, tornata la pace, le fisse censorie contro il film continuarono. Nel 1946, fu distribuita in Francia una nuova versione censurata, nella quale erano state ridotte le sequenze in cui i tedeschi venivano rappresentati con simpatia e la stampa di sinistra del periodo criticò ferocemente e in modo paradossale lo spirito pacifista del film. In Italia, il film venne riproposto nel 1947, censurato naturalmente e sul sito del Cinema Ritrovato si afferma che l’ultimo passaggio di censura fu firmato da Giulio Andreotti, noto per essere stato un grande inquisitore, ehm, censore di pellicole cinematografiche.

Ripercorrere la storia e la vita di questo film significa ricordare e ripercorrere una porzione significativa del ‘900. Il film ha subìto i pregiudizi e le prepotenze legate alle principali ideologie sviluppatesi nel secolo scorso, è sopravvissuto al nazi-fascismo, è stato salvato dall’Armata Rossa, ha patito il moralismo comunista, ha attraversato il Muro ed è tornato finalmente in vita.

(Cit: citazione d’apertura e la citazione 1 )